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Intervista: Brian May a KLOS Radio - 2/6

L'intervista è tratta da un programma radiofonico trasmesso da Radio Klos 95.5 in data 5 maggio 2008.
 

[Parte 2/6 in inglese]

JIM LADD: Radio Klos 95.5, Los Angeles. Stanotte i miei ospiti sono Cynthia Fox ed il signor Brian, scusa, il Dottor Brian May. No scusa scusa, [risate] Sir Dottor Brian May.

BRIAN MAY: Nah, non è così.

JL: Bene. Vai avanti, Fox.
 
CYNTHIA FOX: Oh beh, la prima osservazione che mi viene da fare – dato che oggi è cinco de Mayo – è che hai persino incluso la “Galassia Sombrero” nel libro. Ho pensato che questo meritasse una menzione.

BM: [ride] Certamente.

CF: Molto appropriato. Prima di andare oltre, Brian, devi rivolgere un saluto a Tokio in quanto credo che laggiù abbiamo molti ascoltatori. Un paio di settimane fa un gruppo di giapponesi che trasmettono da una radio nipponica ci ha reso visita per vedere come andava. Quando ho citato il fatto che presto saresti stato nostro ospite, non puoi immaginare gli “ooh” e gli “aah” che abbiamo avuto in risposta. Hanno preso nota e molto probabilmente ora ci stanno ascoltando.

BM: 'Konnichiwa,' a tutti voi a Tokio!

CF: [ride] .

BM: Sono lieto che siate all’ascolto. La radio di questi tempi attraversa le frontiere, non credete?

JL: È fantastico. Amo il futuro, voglio dire, sembra di vivere un episodio di Star Trek con tutta questa tecnologia. Se pensate al trasmettitore usato da Kirk, che in pratica è un walkie-talkie, oggi non possiamo fare a meno di inviare e-mails.

BM: Credo che il trasmettitore usato in Star Trek si sia basato su questo, no?

JL: Sì.

BM: …su questo design… È piuttosto strano. Prima pensavo al fatto che questo programma si può seguire anche on-line, è una cosa davvero internazionale. E così può esserci un giorno in cui le cose cambiano, perché voi state concentrando le vostre attenzioni sugli ascoltatori di Los Angeles, ma penso a come cambierebbero le cose se la base di pubblico diventasse davvero internazionale.

JL: Spero che questo possa così aggiungere qualcosa al nostro concetto di “villaggio globale”…

BM: Hmm.

JL: …così in Iowa o in Giappone le persone si sintonizzino e pensino “ah, è questo ciò che ascoltano a Los Angeles”? E così si facciano poi le loro opinioni.

BM: Beh, avete ascoltatori anche in Inghilterra stanotte, lo so per certo perché molti di loro me l’hanno detto. Ciao gente!! [ride] .

CF: Wow… è fantastico. Beh…

BM: Dovrei dire Gran Bretagna, non Inghilterra… Sì, in Gran Bretagna.

CF: Insomma, ci sono tante cose in ballo oggi nella tua vita. Apprezziamo il fatto che ci stia dedicando del tempo perché domani faremo un annuncio riguardante il concerto che state organizzando ad Hyde Park. Ci saranno anche i Queen + Paul Rodgers. È un gran bell’omaggio a Nelson Mandela…

BM: Per il suo compleanno.

CF: …il suo 90esimo compleanno. E voi continuate a raccogliere fondi per la lotta contro l’AIDS nel mondo e di certo lo aiutate in questo progetto per contrastare l’AIDS e la povertà in Sudafrica.

BM: Sì.

CF: Non so se vorrai darci qualche anticipazione, qualche indiscrezione su chi sarà al concerto?

BM: No, non vi rivelerò nulla [ridono tutti]. Non è semplice, in realtà è piuttosto strano. Si potrebbe pensare che… voglio dire, di sicuro c’è un lato divertente in questo, ma non è semplice sapere chi ci sarà perché tutti – ovviamente – vogliono partecipare e di certo non puoi dir di “sì” a ciascuno. Allo stesso modo, ci sono tanti artisti che vorremmo avere e che non potranno esserci o che ancora non ci hanno dato conferma. Per questo motivo non è una previsione semplice da fare, ma l’obiettivo è di organizzargli [a Mandela, n.d.r.] una fantastica festa di compleanno, riportandolo poi a ciò che sta cercando di fare per i problemi legati alla povertà e all’AIDS da cui l’Africa cerca di emergere. Nelson Mandela è il nostro “guru” assoluto. Faremmo tutto ciò che dovesse chiederci. Non si può proprio dirgli di no.

CF: Questo credo sia un altro aspetto della tua vita che merita di essere evidenziato. Puoi recarti direttamente in Sudafrica ed incontrare Nelson Mandela per discutere di varie cose…

BM: È incredibile. È più di un sogno, davvero. È un gran privilegio e...

CF: È anche una responsabilità.

BM: Sì, esattamente.

CF: Certo. È un’altra delle cose che stai facendo per cercare di sensibilizzare le coscienze cosicché forse la gente sarà maggiormente portata a guardare al di là del proprio naso avendo una considerazione globale…

BM: Sì, è strano pensare che la vita vada avanti comunque. Una delle cose peggiori e più tragiche che ci sia mai successa è stata la perdita di Freddie, ovviamente. In un certo senso però questa ci ha portati a considerare a fondo il problema-AIDS fin da sùbito [grande sospiro], per cercare di fare qualcosa a livello globale anche grazie al Mercury Phoenix Trust, anche se in realtà non fu questa la ragione per cui incontrammo Mandela. Il motivo fu totalmente diverso, ma i fatti convergono. Ci sono curiose coincidenze nelle nostre vite, come in quelle di tanti credo, e scopri che sono molte di queste coincidenze ad aver fatto di te ciò che sei. È stato hmm… Dave Stewart [sorride] che ci ha condotto da Mandela, dicendoci “Aiuto aiuto aiuto! Non riusciamo ad allestire il concerto, ci daresti una mano?” [Dave Stewart con Annie Lennox faceva parte degli Eurythmics, n.d.R.]. Si trattava del primo concerto 46664 a Johannesburg, alcuni anni fa.

CF: Sì.
 
JL: Non avresti potuto onorare la memoria di Freddie in modo migliore, considerando ciò che state facendo e le persone che avete coinvolto e salvato…
 
CF: Sì, continuamente.

BM: Sì, il pensiero mi piace, ma in realtà dentro me ho sempre voluto che Freddie venisse ricordato per ciò che ha fatto e non per il modo in cui è morto. Voglio che la sua musica sia ascoltata e che la sua persona venga ricordata pensando a quando era in vita, incredibilmente in vita. Mio Dio se era vivo! [sorride] Sapete, ha vissuto più intensamente di quasi tutti beh, sicuramente più di tutte le persone che io abbia mai conosciuto.

JL: Sarebbe potuto morire in un qualunque altro modo, come ad esempio in seguito ad un incidente stradale. Il fatto che sia morto di AIDS non cambia nulla. Pensare che tu non ti sia limitato ad andare avanti dopo la sua morte, ma stia facendo tutto questo in sua memoria è meraviglioso. Penso che ne sarebbe entusiasta.

BM: Beh, ci diede il mandato [di impegnarsi attivamente nella lotta all’AIDS, ndR] di farlo annunciando il fatto che stava per morire. Ci diede questa opportunità, sapeva ciò che stava facendo – come sempre, caro Fred.

JL: Bene, ascoltiamo la voce di Freddie Mercury in tempi migliori, qui su Klos 95.5.
(VIENE TRASMESSO IL BRANO: “BRIGHTON ROCK”)
 
JL: Qualcuno qui ci ha dato dentro!!
 
CF: Per questo Brian May ti mette in soggezione. È difficile parlare con lui perché…

BM: È così strano. Devo ammettere che è come se si trattasse di una vita passata.

JL: Sì.

BM: Sembra sia trascorso TANTISSIMO tempo.

CF: Sai, ci sono tanti chitarristi le cui mascelle hanno appena toccato il pavimento, là fuori…

BM: Non so...

CF: Si chiederanno “come avrà fatto?”.

BM: No, no no no. Non c’è nulla di difficile.

CF: [ride alla grande].

BM: È grandioso! Di solito non ascolto mai i nostri vecchi brani e Jim Ladd ne ha sparata una ad alto volume! [applausi] Mi è piaciuta davvero. Cos’era? Si, è fantastico...

JL: Spero non ti dispiaccia. Non so mai come comportarmi, ma devo pensare a…

BM: Beh, il rock ’n’ roll si spara ad alto volume. O no?

JL: Sì signore [CF ride alla grande].

BM: È una sensazione fantastica. La mia mente ha provato emozioni diverse, perché davvero non mi capita di ascoltarla spesso. È davvero fantastico. Non so se oggi avremmo le palle di fare qualcosa del genere [grandi risate]. C’è dentro DAVVERO di tutto. Mio Dio, tutti quei… Ricordo, in studio, la registrazione di tutte quelle diverse parti di chitarra in vari posti: agli angoli dello studio e in specie di piccole cabine e così via. Ottenevo così quegli strani suoni. Acceleravo una parte, rallentavo un’altra, un’altra la mettevo al contrario, poi sincronizzavo e mettevo i microfoni in vari posti, in modo da avere un suono fuori sincrono ed ottenere così una sorta di effetto quadrifonico. C’è tutto questo in quel brano.

JL: Sì.

BM: È buffo, ma un’altra cosa curiosa che ho notato nel passaggio prima della parte con l’Echoplex siamo Roger ed io che – semplicemente - suoniamo assieme, per davvero. Amo queste cose. Roger che segue a ruota quel che faccio io e viceversa. Oggi non si sentono spesso musicisti suonare per davvero in studio, ma nel nuovo album dei Queen con Paul Rodgers sarà così.

JL: Veramente?

BM: Sì. Ogni volta che ci ritrovavamo in studio accadeva DI TUTTO, cose bellissime. Le sentirete. Si sente che sono reali. Sentirete gli sprazzi di chimica intercorsi fra noi, le risate ed altro. È un buon album, omogeneo. Facciamo ancora nuova musica. Ci sono brani cui abbiamo lavorato molto, ci sono molte orchestrazioni di chitarra e marchi di fabbrica dei Queen, ma in sintesi, sentirete Roger, Paul e me suonare e spero che la gente provi quel che ha provato quando uscì Brighton Rock, perché è tutto “vero”.

JL: Credo che le emozioni abbiano un grande ruolo in tutto questo. Come ad esempio per i “The Doors” e tutte quelle cose che facevano in studio che poi riproponevano dal vivo.

BM: Mmm. Sì, queste cose ci vogliono.

JL: Sì, davvero.

BM: Sfortunatamente, da quando c’è Pro Tools [multitraccia digitale, n.d.r.] – una cosa meravigliosa, ben inteso – non è così semplice credere che la musica sia suonata davvero, ma in questo caso sì.

JL: Assolutamente sì.

BM: Già.

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TRASCRIZIONE IN INGLESE

La trascrizione del testo originale [pubblicato su www,brianmay.com] è a cura di Jen Tunney.
Il testo è tradotto ed adattato da Franco "FairyKing" Lai.
Se volete utilizzarlo nel vostro sito, siete pregati di contattare e citare l'autore e la fonte. Grazie!

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